Addestramento per il Combattimento Avanzato: Il Nuovo Paradigma della Formazione dei Piloti
L’aviazione militare occidentale si trova oggi a un punto di svolta decisivo.
Per gran parte dell’era contemporanea, la potenza aerea ha operato in un mondo basato sulla gestione della crisi: focolai identificabili, escalation lineare, catene di comando chiare, tempi di decisione ancora umani. Quel mondo è, purtroppo, finito. Oggi viviamo in ciò che Robbin Laird definisce gestione del caos, ovvero crisi simultanee e sovrapposte in domini diversi, ambienti informativi sotto attacco continuo, decisioni da prendere in pochi secondi. Il campo di battaglia contemporaneo non è semplicemente più rapido: è strutturalmente diverso.
In questo contesto, la domanda per una forza aerea non è più: “Sai volare per portare a termine la missione assegnata?”. La domanda deve essere trasformata in: “Sai pensare, decidere e riconfigurare la missione in tempo reale quando la situazione non corrisponde più a quanto pianificato?”. Questo è il nuovo standard. Questa è la nuova forma di deterrenza. Ed è per questo che l’addestramento al volo militare è diventato un fattore strategico.
Questo libro parla esattamente di questa trasformazione.
Il pilota che formiamo oggi non è il pilota della generazione precedente. In passato addestravamo aviatori a dominare una piattaforma e a svolgere un ruolo definito. Nel confronto operativo emergente, il pilota non è più soltanto un operatore. Il pilota è un nodo di comando.
I velivoli di quinta generazione come l’F-35 non sono semplicemente “caccia migliori”. Sono sistemi informativi volanti: raccolgono, fondono, distribuiscono, assegnano effetti attraverso i cinque domini operativi militari. Operano dentro ciò che Laird descrive come kill web, ovvero una architettura distribuita e resiliente in cui qualunque sensore può abilitare qualunque shooter, e nessun singolo punto di debolezza può interrompere l’effetto complessivo. È un cambiamento storico rispetto alla vecchia logica lineare della kill chain.
Volare dentro un kill web richiede una attitudine mentale diversa.
Il pilota da combattimento contemporaneo deve assorbire e interpretare flussi di dati continui, coordinarsi con assetti che non vede fisicamente, combattere su più domini contemporaneamente e prendere decisioni con conseguenze operative profonde anche senza guida immediata dal comando sovraordinato. Deve essere tecnicamente fluido, tatticamente creativo e cognitivamente veloce. Non stiamo solo formando “bravi piloti” potenziali vincitori di una conflittualità molto dura.
Questa è la transizione che Robbin Laird racconta che coincide con la transizione che l’Italia ha scelto non solo di attuare, ma di guidare.
L’International Flight Training School (IFTS) di Decimomannu, in Sardegna, non è soltanto un centro di addestramento avanzato. È un prototipo addestrativo di come, d’ora in avanti, le forze aeree dovranno trasformare la potenza tecnologica in forza di combattimento. La sua natura rivoluzionaria non risiede in un singolo velivolo, in un singolo simulatore o in un singolo aggiornamento di syllabus. Risiede nella creazione di un ecosistema integrato Live–Virtual–Constructive (LVC) che fonde addestramento reale e simulato in un continuum operativo.
Nel modello tradizionale esistevano tre mondi separati: il volo reale, il simulatore e lo scenario generato dal computer. All’IFTS questi mondi sono stati fusi. Il medesimo software che gira a bordo dell’aereo gira in ogni simulatore, dal trainer procedurale al simulatore di missione completa. Questo principio di “one simulation” elimina errori nell’addestramento (negative training), accelera l’adattamento e permette a forze in azione reale e forze sintetiche di coesistere nella stessa missione.
L’impatto è profondo. Oggi è possibile avere un solo velivolo reale in volo nello spazio aereo sardo e inserirlo dentro una missione che ha la complessità di un pacchetto d’attacco completo. Da terra, istruttori che agiscono come mission commander generano in tempo reale aerei ostili, sistemi missilistici terra-aria, minacce navali, guerra elettronica e traffico amico e nemico. Queste entità sintetiche vengono proiettate nel quadro sensoriale del pilota in volo: il radar le vede, i sistemi di allarme le riconoscono, l’aereo reagisce come se fossero reali. Lo stress decisionale è reale.
Non si tratta di una semplice esercitazione addestrativa: è la cognizione del combattimento che viene resa operativa, e quindi utilizzabile, all’interno di un ambiente (sicuro) di apprendimento. E tutto questo è estensibile. Nella stessa missione puoi avere: un aereo reale in volo, più piloti nei simulatori a terra, e “red air” generate dal computer, tutti dentro lo stesso scenario operativo, tutti collegati, tutti che interagiscono tra loro. Puoi cambiare la minaccia in corso d’opera. Puoi saturare il pilota con più problemi contemporanei. Puoi abituarlo a operare nel caos invece di subirlo ed essere travolto.
Questa è la differenza tra addestrare un pilota e forgiare un decisore operativo.
Altro punto decisivo è rappresentato dall’architettura organizzativa. L’Aeronautica Militare e Leonardo non hanno costruito un rapporto tradizionale committente–fornitore. Hanno costruito un vero ecosistema nazionale di preparazione al combattimento, ciò che in Italia viene definito Sistema Paese. Il flusso è bidirezionale. L’esperienza operativa dei reparti di prima linea, dagli F-35 agli Eurofighter, rientra immediatamente nell’IFTS e modifica il modo in cui si addestra il frequentatore. L’IFTS, a sua volta, riversa requisiti e standard a monte nella filiera addestrativa di base. Il risultato è che i syllabus non vengono aggiornati “ogni cinque anni”: vengono aggiornati in settimane. Gli allievi oggi vedono cambiare più volte il programma didattico anche in un singolo ciclo di nove mesi, sulla base di ciò che accade davvero nello spazio operativo. Questa è agilità addestrativa reale.
La prossima evoluzione, già in atto con il M-346 Block 20, va ancora oltre.
Parliamo di realtà aumentata nel casco. Sistemi di addestramento tattico integrati a bordo che permettono di combattere con armi simulate che non sono fisicamente sull’aereo. Intelligenza artificiale che analizza migliaia di ore di volo per personalizzare la formazione, individuare precocemente le criticità e ottimizzare l’apprendimento. Monitoraggio biometrico dello stress e del carico cognitivo del pilota in missione. Esposizione precoce all’integrazione uomo–macchina e al lavoro con assetti senza pilota, che sarà centrale nei concetti di sesta generazione. In altre parole, i piloti non vengono preparati solo per l’aereo da combattimento di oggi, ma per il modo in cui si combatterà domani.
E non vengono preparati solo piloti italiani.
Tredici Paesi, e il numero è in continua crescita, stanno già mandando i propri piloti in questo ecosistema. Questo è strategico. Significa che la cooperazione multinazionale non è più qualcosa che si improvvisa all’ultimo minuto quando scoppia una crisi. Diventa un’abitudine mentale integrata fin dall’inizio della carriera operativa. Le procedure diventano istinto condiviso. L’istinto condiviso diventa deterrenza condivisa.
Anche la geografia gioca il suo ruolo. La Sardegna offre qualcosa che quasi nessun altro spazio europeo può offrire: grandi volumi di spazio aereo poco congestionato, accesso a poligoni reali, capacità di proiettare nello stesso scenario minacce aeree, terrestri, navali ed elettromagnetiche, e condizioni meteo favorevoli al volo per la gran parte dell’anno. Questo, combinato con l’architettura LVC, permette di addestrarsi in scenari realmente multi-dominio: minaccia aerea, minaccia elettronica, minacce navali, ingaggio aria-aria oltre il visivo, senza dover mobilitare ogni volta un pacchetto di guerra completo. Ciò significa poter simulare il combattimento complesso senza logorare la prontezza delle forze.
Questo non è un dettaglio tecnico. È una risorsa strategica nazionale.
La conclusione è chiara: l’addestramento non rappresenta più un’attività di supporto, ma il primo e più decisivo spazio in cui si esercita la sovranità. Se non sei in grado di generare aviatori capaci di pensare e decidere alla velocità della minaccia, nessuna piattaforma, né F-35, né caccia di sesta generazione, né droni collaborativi, ti salverà. Se invece sei in grado di generarli, allora puoi dissuadere l’avversario, puoi assorbire lo shock, puoi adattarti e puoi combattere in condizioni dove l’altro collassa.
Il lavoro di Robbin Laird lo dimostra con chiarezza. Il modello italiano lo dimostra nei fatti.
Ciò che è iniziato oltre dieci anni fa con la scelta strategica di costruire Cameri come polo F-35 europeo è diventato molto di più: un ecosistema nazionale che non produce soltanto velivoli, ma produce menti aviatorie da combattimento. L’Aeronautica Militare, Leonardo, CAE e le forze aeree partner hanno costruito insieme un motore di prontezza cognitiva, un motore che tratta il pilota come un assetto strategico fin dal primo giorno e considera l’adattamento stesso come una dottrina operativa.
Come già ho sostenuto da Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, il centro di gravità della potenza aerea si è spostato. La superiorità aerea non è più garantita dall’hardware da solo. È garantita dalla mente in cabina di pilotaggio, una mente addestrata a combattere dentro una kill web distribuita, ad agire su più domini, a reggere l’urto senza paralizzarsi e a comandare quando lo scenario reale ha già cancellato il piano iniziale.
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Addestramento per il Combattimento Avanzato: Il Nuovo Paradigma della Formazione dei Piloti
